Quando ho comprato il 100mm STF della Sony ho dovuto fare una scelta, e non delle più facili. Mi si erano presentate contemporaneamente due ottime occasioni, di cui la seconda era uno Zeiss Batis 135mm f/2.8.
Anche se sono entrambe due ottiche di quelle che si comprano a scatola chiusa se si conosce il proprio mestiere, la scelta è stata molto combattuta. Volendo fare un paragone poco ortodosso… era come avere una possibilità di scelta tra le due donne più belle del mondo. In qualsiasi caso una scelta avrebbe comportato il rimorso di non avere anche l’altra.
Un 100mm non può rimpiazzare un 135mm così come un 40mm e un 50mm sono due universi paralleli che non si incontreranno mai.
E se questo vale per la lunghezza focale, per la presenza o meno del sistema STF (smooth-trans-focus) il discorso è ancora più valido ed estremo.
Partendo dalla fine il succo è questo: il Sony 100mm STF G Master si compra per la magia che riesce ad imprimere alle immagini. E aggiungerei, lo si comprerebbe pure se l’apertura massima fosse equivalente ad un f/8 anziché un f/5.6.
La magia è la magia ed ha un prezzo.
Sempre per finire, l’unica nota amara che lascia in bocca un obiettivo come questo è che non ce ne sono altre disponibili. Diciamo che io personalmente almeno un 50mm STF lo vorrei. Magari un 25mm/35mm lo troverei inopportuno o comunque troppo limitato nel tipo di impiego… ma un 50mm STF lo continuo a ritenere necessario.
Giusto per saltare rapidamente la parte noiosa del discorso: il 100 STF ha decisamente tutto ciò che si può pretendere da un’ottica fissa G Master, quindi risoluzione, plasticità, colori, sfuocato (e che sfuocato…), stabilizzazione, qualità costruttitva, leggerezza ecc ecc.
Questo obiettivo fa una cosa molto speciale, e questa cosa è sbagliato definirla <<sfuoca molto bene>>. A dirla tutta, letteralmente, smonta il soggetto dal resto dell’immagine isolandolo come nessun altro è in grado di fare, e per di più rende lo sfuocato molto molto molto particolare.
E questo fondamentalmente è l’unico motivo per scegliere un’ottica di questo tipo: è una nicchia nella nicchia e quello che fa lo sa fare solamente lei.
Certo, tutto questo è estremamente limitato, per la precisione al range compreso tra T/5.6 e T/8. E per essere ancor più precisi questa magia trova il proprio apice a tutto aperto per poi perdersi molto rapidamente un terzo di stop dopo l’altro. Per ritrovarsi poi ad f/9 con un “semplice” 100mm G Master fisso senza alcun elemento apodizzante e senza alcuna magia residua.
La modalità “close focus” non è paragonabile ad una modalità macro degna di questo nome, ma è comunque una piacevole aggiunta.
Certi oggetti vanno provati e poi giudicati: è molto facile scadere in valutazioni del tipo <<è un obiettivo molto limitato, buio e troppo costoso>> ed è invece molto difficile avere il manico giusto per entrarci in sintonia e lasciarsi ispirare. Anch’io inizialmente me lo immaginavo piuttosto limitato per via del ristretto range di diaframmi che gono dell’STF; per quel che riguarda l’apertura massima non ho mai sofferto di particolari drammi mentali dovuti al T/5.6 e come ho scritto poco fa anche se fosse stato un T/8 sarei stato felice. Come qualcuno già sa 100mm sono piuttosto lunghi sul pieno formato ed avere un po’ di profondità di campo richiede diaframmi sempre tendenzialmente chiusi.
Il prezzo di listino è sicuramente molto importante ma alcune volte la fortuna può portare a ottime occasioni. Qui la magia si fa pagare bene, ma è pur sempre magia. Il tocco cinematografico che questo piccolo grande attrezzo imprime alle fotografie, una volta provato, è irrinunciabile.
Passiamo ora alle immagini.
A parte le poche scattate su cavalletto, tutte le altre foto sono state ottenute con flash Godox V860mk2.
In questa prima galleria si può vedere il piglio “generale” del gioiellino di casa Sony. La raffinatezza dell’immagine è veramente ai vertici: dal realismo dei materiali all’effetto pop-up degli elementi a fuoco, è tutto dannatamente da mascella a terra.
Diamo un’occhiata ai freddi dettagli coi parametri di scatto:
– il frontale in alluminio con l’incisione “ZON CUSTOM WORKS”; f/6.3, 1/20s, 400 ISO
– il disco freno posteriore; f/7.1, 1/10s, 640 ISO
– il tappo del serbatoio; f/5.6, 1/20s, 160 ISO
-il terminale di scarico ZARD; f/8, 1/13s, 320 ISO
Qui invece abbiamo un’idea di cosa si può fare in modalità “close focus” con qualche esempio che mostra le differenze tra l’inizio e la fine del range STF, e successivamente tra il tutto aperto ed un diaframma quasi tutto chiuso alla ricerca della massima profondità di campo.
(Le tre immagini sono state riprese su cavalletto presso il Museo Nazionale dell’automobile di Torino “Avv. Giovanni Agnelli”)
Dal momento che i dettagli si commentano da soli passerei alla cosa più importante che ho volutamente lasciato per ultima: lo sfuocato. Le cinque immagini che seguono mostrano chiaramente la magia che da T/5.6 va scemando fino a T/8, un terzo di stop dopo l’altro, per poi cessare del tutto ad f/9.
(Le cinque immagini sono state riprese su cavalletto presso il Museo Nazionale dell’automobile di Torino “Avv. Giovanni Agnelli”)